Pronti per la rifusione della Direttiva sull’efficienza energetica (EED)?
La trasposizione richiederà modifiche normative, maggiore coordinamento e lo sviluppo di strutture di supporto globali in tutta Italia.
I comuni italiani con popolazione superiore a 50.000 abitanti hanno l’obbligo di preparare i piani energetici municipali. Questi piani si concentrano strettamente sull’approvvigionamento e non affrontano in misura sufficiente le dimensioni spaziali e strategiche del riscaldamento e del raffrescamento. L’obbligo può tuttavia agire come una base legislativa utile per la trasposizione dell’Art. 25.6 dell’EED. Le strutture di supporto tecnico, organizzativo e finanziario variano da regione a regione, ma in generale sono deboli e mirano in misura insufficiente alla pianificazione energetica strategica. I comuni italiani sono inoltre limitati dalla mancanza di risorse umane e di dati per realizzare i piani locali di riscaldamento e raffrescamento. L’Italia ha registrato il più alto numero stimato di decessi attribuibili al caldo in Europa nel 2022, il che indica l’urgente necessità di integrare aspetti di raffrescamento nella pianificazione energetica strategica e degli spazi architettonici locale.
L’Italia dispone di un quadro giuridico per la pianificazione energetica locale, ma i piani locali non trattano il riscaldamento e il raffrescamento in modo strategico, dettagliato e sufficientemente integrato
Panoramica dei quadri giuridici per livello di governance
Nazionale | I principali obiettivi climatici ed energetici dell’Italia sono definiti nel suo Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC) del 2019, e nella bozza del 2023 per l’aggiornamento del PNIEC. Il PNIEC fissa un target del 33,9% per la quota di energia rinnovabile per il settore del riscaldamento e del raffrescamento entro il 2030, con un target indicativo del 37% nella bozza di piano. La bozza del piano non fa alcun riferimento alla pianificazione locale di riscaldamento e raffrescamento o alla pianificazione energetica strategica in generale. |
Regionale | Nel 1991, le regioni italiane sono diventate responsabili della formulazione dei Piani Energetici Regionali. Dal 2001, queste politiche sono integrate nei Piani Energetici ed Ambientali Regionali, (PEAR). |
Locale | Gli Artt. 5 e 6 della Legge sull’Efficienza energetica (Legge n. 10/1991) stabiliscono che i comuni con una popolazione di 50.000 abitanti allestiscano piani energetici municipali che riguardino l’uso di fonti di energia rinnovabile. Questi piani fanno parte della loro pianificazione territoriale e possono includere disposizioni area-specifiche per il teleriscaldamento. I piani energetici municipali devono individuare le aree idonee alla costruzione di impianti e reti di teleriscaldamento, e devono stabilire determinati criteri per il collegamento delle proprietà pubbliche e private a tali reti. La legge sulle energie rinnovabili (Decreto n. 28/2011) fornisce strumenti legali più forti ai comuni per facilitare l’integrazione delle energie rinnovabili nelle reti di teleriscaldamento e teleraffrescamento. L’Art. 22 del medesimo decreto obbliga i comuni a coordinare i propri piani energetici municipali con le province e a garantire l’allineamento con il Piano energetico regionale. Nonostante questi obblighi, poche città includono una componente di riscaldamento e raffrescamento nella loro pianificazione locale. |
Supporto molto limitato alla stesura dei piani locali di riscaldamento e raffrescamento
La qualità e l’entità dei meccanismi e dei programmi di supporto forniti alle autorità locali per la pianificazione energetica variano notevolmente tra le regioni italiane. Alcune regioni forniscono indicazioni e supporto tecnico per la pianificazione energetica, ma attualmente non esiste un supporto specifico per la pianificazione locale del riscaldamento e del raffrescamento in Italia. In generale, i comuni italiani non dispongono del know-how, delle competenze e delle risorse tecniche e finanziarie per realizzare tali piani.
Supporto fornito
Tecnico e organizzativo | 1/5 | Ai comuni non viene fornito alcun supporto tecnico per lo sviluppo di piani di teleriscaldamento e di piani di riscaldamento e raffrescamento. Alcune regioni (Piemonte ed Emilia-Romagna) stanno sviluppando delle linee guida per lo sviluppo di piani energetici locali che possono includere le dimensioni del riscaldamento e del raffrescamento. |
Finanziario | 2/5 | L’aiuto finanziario potrebbe provenire innanzitutto dalle regioni, che ridistribuiscono i fondi nazionali e regionali attraverso bandi per progetti e programmi specifici. La partecipazione a progetti europei è quindi diventata un’importante fonte di finanziamento per i progetti relativi al riscaldamento e al raffrescamento. Mentre a livello nazionale sono stati istituiti fondi per sostenere i comuni su altre dimensioni della transizione energetica, non esiste finora alcun fondo o programma dedicato alla pianificazione del riscaldamento e del raffrescamento. Gli strumenti di finanziamento disponibili potrebbero, se ridistribuiti, sostenere i comuni italiani nella preparazione di piani locali di riscaldamento e raffrescamento. Il piano nazionale di ripresa e resilienza destina 200 milioni di euro a progetti di cogenerazione locale, mentre il Decreto Crescita (legge 28 giugno 2019, n. 58, Art. 30) prevede contributi ai comuni italiani per l’attuazione di progetti relativi a interventi di efficienza energetica e sviluppo territoriale sostenibile, che possono coprire i costi per lo sviluppo di piani di riscaldamento e raffrescamento |
Personale e competenze | 2/5 | La Legge 10 del 1991 ha introdotto l’obbligo per i comuni con consumi energetici superiori a 1000 tonnellate equivalenti di petrolio (di norma si tratta di comuni con una popolazione superiore a 40.000 abitanti) di nominare un membro del personale responsabile della conservazione e dell’uso razionale dell’energia. Tuttavia, le conoscenze di pianificazione energetica all’interno delle amministrazioni locali sono molto scarse, in particolare per quanto riguarda il settore del riscaldamento e del raffrescamento. La carenza di competenze e risorse umane è più evidente nei piccoli comuni, ma anche in quelli di medie dimensioni. Uno studio del 2022 ha stimato che nei comuni italiani sarebbero necessari quasi 38.000 equivalenti a tempo pieno per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione degli edifici per il 2030. |
Accesso ai dati | 2/5 | La qualità e il tipo di dati a cui i comuni possono accedere variano tra le regioni italiane. I dati sulle forniture energetiche sono solitamente disponibili in quanto le società di servizi sono obbligate a condividere i loro dati, ma spesso non in un formato armonizzato, il che comporta costi aggiuntivi per il loro impiego. La regione Emilia-Romagna fornisce una mappa della domanda di riscaldamento e raffreddamento e dei potenziali di sviluppo del teleriscaldamento, ma non su scala sufficientemente dettagliata. In Italia permangono grandi sforzi per garantire che le amministrazioni locali possano accedere a dati sufficientemente granulari e completi per la stesura di valutazioni e piani di riscaldamento e raffrescamento. |